da dove veniamo,


che cosa sono questi strani canapi d'acqua
chiamati fiumi?
Intrecciati di correnti che si annodano
a rocce scagliate di luce,
con quel mormorio che è sussurro
di bambino e soffio d'amante.
Perché così corteggiati dai canti
di cardellini e assiuoli e ornati
di verdi spettinati che li dipingono
di ombre nuove?
Luoghi di solarità flessuose e silenziosi
guizzi.
Si dice che accompagnarono amori,
gioie di bambini e voci di fanciulle
e che solevano lavare l'umanità



siamo bambini sperduti


anche i bimbi di mandorlo soli
si aprono in fiore
tra i picchi di acaci spogli
in riva al fiume.




dispersi ai flutti maestosi;


lì si sospendono l'aere e i flutti
luogo remoto di porto ligure
da cui nulla parte e tutto s'affissa
in scogli e onde che sono vita
d'attimo che volge ad attimo.
Respiri profumi d'incenso
e freschezza di rugiada di mattina
quando sorge venere
che spande l'ebrezza dell'eterno.
E maestosità paiono tra il rientrare
e il protrarsi delle rocce
un cimitero e una chiesa tempio
che fanno del sempre un momento.
Se non fosse per l'amore di formica
che s'ostina in caducità.



a svaporare


non ti accorgi
e un terremoto smemora
singhiozzi d'amore
che svaporano tra rombi,
inizia un canto
e tace.
S'accordano le pause
e respiri tra fronde
s'accoccolano in pagliuzze
di nidi al sole.




   

To Continue
Back to Previous Page
Home Page